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Numero 15(79)
Un’occasione per ricordare

    Nel Museo di belle arti A.S. Puskin, si è aperta la mostra “Grafica di A.V. Scevcenko” (1883-1948), dalla collezione del Museo e da collezioni private. La galleria “Kovceg” è diventata coautrice del Museo nella preparazione di quest’esposizione.
    Sono stati tirati fuori dal buio dei depositi degli acquerelli, guazzi, disegni, monotipie, la “peluria” dell’arte, che spesso rimane tra le opere secondarie, soprattutto se l’autore è stato un pittore forte. E’ questo il caso di Scevcenko: le pitture del maestro stanno in tutti i musei russi più importanti, sono inserite negli annali, nelle crestomazie, nei libri di testo. La sua grafica invece è nota assai meno.
    Il carattere preparatorio, abbozzato di molti fogli grafici non rende peraltro secondaria la grafica di Scevcenko. La mostra attuale dimostra che l’artista vero si manifesta in tutto ciò fa. Anzi: a volte la spontaneità e la maestria ormai abituale fanno di un abbozzo momentaneo un’opera preziosa, mentre le tele complesse sono semplicemente più facili da capire per il pubblico e pertanto sono più famose.
    L’esposizione delle opere del maestro Aleksandr Vassilievich Scevcenko viene fatta coincidere con il suo anniversario, 120 anni dalla nascita. La mostra è composta sia dalle opere provenienti dai fondi del Museo, sia da collezioni private dei moscoviti e della famiglia del pittore.
    Aleksandr Scevcenko, partecipante alle mostre del gruppo “Mir iskusstva” (Mondo dell’arte), ad esposizioni d’avanguardia “Il fante di cuori”, “La coda dell’asino”, “Bersaglio”, “N 4”, uno dei fondatori delle associazioni “Makovets” e “L’ officina dei pittori”, teorico, professore dei Laboratori di studi superiori aritistici e tecnici (VHUTEMAS) e dell’Istituto di studi superiori artistici e tecnici (VHUTEIN), aveva una personalità artistica di spicco, il che gli permetteva di occupare una posizione particolare nei confronti di esperimenti d’avanguardia, come quello del “realismo socialista” canonico. L’amore del mondo di oggetti, il desiderio di esprimere la sensazione della vita di tutti i giorni si sono uniti nella sua arte con la ricercatezza e la sinteticità della forma.
    La grafica è sempre stata una parte importante, inalienabile dell’opera di Scevcenko. I suoi acquerelli, i disegni, le monotipie non sono solo esperimenti da laboratorio o approcci ai temi, completati nella pittura su tela, ma anche opere autonome e complete. Scevcenko formulava il suo programma in questo modo: “Dobbiamo inizialmente avvicinarci alla natura, alla vita, rigettando i nostri “io”, diluirci in esse, per uscirne trasformati in un “io” grande, non personale, umano. E allora non sarà più un’arte di oggi, ma un’arte dell’epoca, un’arte monumentale”.
    Scevcenko si muove dai panorami parigini, realizzati nei primi anni del Novecento nello stile dell’art nouveau, verso il neoprimitivismo e il raggismo di Mikhail Larionov, manifestatisi nelle opere del 1910. La mostra, seguendo la strada del maestro, dimostra come successivamente Scevcenko si rivolga a Cézanne per scegliere dopo una maniera ben riconoscibile, sintetica, laconica, un ritmo verificato e una composizione sempre armonica. Queste caratteristiche si combinano perfettamente con la monotipia, la tecnica, usata dall’artista nei primi anni 1930.
    La grafica pubblicitaria del maestro è un gran tema a parte, e gli organizzatori della mostra non l’hanno inclusa nell’esposizione, lasciandola come un’occasione eventuale di ricordare Scevcenko un’altra volta. Il personaggio lo meriterebbe: è un artista eminente, di quelli che hanno avuto un impatto notevole sul destino dell’arte russa.

    Museo di Belle Arti A.S. Puskin, via Volkhonka, 12. La mostra sarà aperta fino all’11 gennaio.

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