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Numero 2(94)
Elezioni 2008
Qualcosa già si muove. Kas’janov è pronto a candidarsi


    Nonostante il fatto che per legge le prossime elezioni presidenziali si dovrebbero tenere non prima del 2008, già si sono fatti avanti i primi audaci a dichiarare di essere pronti a presentare la propria candidatura.
    A far sensazione è stata la conferenza stampa del 24 febbraio dell’ex-premier Mikhail Kas’janov, il cui mandato quadriennale era coinciso con un periodo di stabilità e crescita economica. Kas’janov ha dichiarato di ritenere necessaria e urgente la coalizzazione delle forze democratiche in un unico partito, ed ha ammesso la possibilità di una sua candidatura alla presidenza dello stesso. Inoltre ha supportato le critiche all’attuale linea politica di governo, sostenendo che la Russia si è allontanata dai valori democratici e sta andando in una “direzione sbagliata”. “Sono stati commessi molti errori. Io lavorerò per migliorare la situazione del Paese”, ha aggiunto l’ex-premier, sottolineando nuovamente come alla base di un tale sviluppo debbano esserci i valori della democrazia.
    E si era cominciato in concreto a parlarne, di questa possibile coalizione delle forze democratiche in un unico partito, considerato il fatto che nessuno dei democratici da solo è in grado di superare la barriera del 7% alle elezioni del 2007 per la Duma, e tantomeno fare una concorrenza significativa ai rappresentanti del partito di governo alle elezioni del Presidente. La dichiarazione di Kas’janov, di fatto aspirante alla carica di unico candidato dell’opposizione ha dato nuovo impulso al processo di unificazione. Naturalmente, i “vecchi” liberali non hanno preso la cosa con grande entusiasmo, e si sono affrettati a rammentare all’inatteso concorrente l’“allontanamento dai valori democratici”, dimenticandosi tuttavia di precisare, che la responsabilità di ciò non va affatto ascritta a Kas’janov, ma all’attuale Presidente. Una simile reazione ad ogni modo testimonia una paura oggettiva da parte dei leader dei partiti democratici di essere “scavalcati”. Tanto più che sembrano intenzionati a sostenere Kas’janov e il suo programma non solo diversi politici dell’opposizione, ma anche chi, tra gli esponenti dei vari gruppi dell’élite di governo, per un motivo o per l’altro ce l’ha con Putin.
    E potrebbero sostenere la candidatura unica di Kas’janov anche le masse popolari, proprio per via delle critiche da lui avanzate alla legge sulla monetizzazione delle agevolazioni sociali. È già dal maggio del 2004 infatti che si registra un arresto nella crescita delle capacità di adattamento della popolazione russa ai cambiamenti che interessano il Paese. E il 23 febbraio sono state molte le citta’ ad ospitare comizi pubblici dell’opposizione, ai quali hanno partecipato anche numerosi militari (a riposo e in servizio) e consistenti gruppi di giovani, sempre più spesso coalizzantisi in funzione “anti-Putin”. Le critiche alla monetizzazione attireranno le simpatie dei comunisti, e i filo-democratici/liberali voteranno per chi riconosca sì la necessità di promuovere riforme sociali, ma che nello stesso tempo intenda portarle avanti con maggiore cautela.
    C’è da ricordare che la “caduta” di Kas’janov era iniziata nel momento in cui si era opposto con decisione all’offensiva alla YUKOS da parte dei “siloviki” (esponenti dei Ministeri della Difesa, degli Interni, della Sicurezza, ndt.). Oltre a ciò, Mikhail Kas’janov risulta essere uno dei pochi politici russi a godere di un certo favore presso i Paesi occidentali, e in grado di comunicare con i loro esponenti di governo nella stessa lingua. Tuttavia bisognerà aspettare i prossimi sviluppi, per vedere quanto effettivamente sia forte come candidato e se riuscirà a contrastare la “contro-propaganda occulta” che si sta già adesso mobilitando per screditarlo attraverso articoli sulle sue attività “anti-russe” e supposizioni sulla sua trasformazione in “ribelle addomesticato”.
    Al Cremlino il pericolo non viene certo sottovalutato. Per smorzare gli effetti dell’”auto-promozione” di Mikhail Kas’janov sono state subito rilasciate due dichiarazioni simili, rispettivamente dal radicale populista Vladimir Zhirinovskij e dall’ex portavoce della Duma Gennadij Seleznev. Accompagnata dalle dichiarazioni di questi due personaggi, la mossa di Kas’janov effettivamente perde d’impatto, e quindi anche di pericolosità per il Cremlino. E di personaggi ce ne sono altri –estremamente discutibili-, che, improvvisatisi di recente alleati di Kas’janov, potrebbero rovinare non solo la sua, ma la reputazione politica di chiunque. Si parla dell’”oligarca-rosso” Semigin, che nell’estate 2004 aveva partecipato al progetto cremliniano della scissione del KPRF, e degli attivisti del ricostituito movimento della “Korichnevaja Pora”, previamente annoverante tra le proprie schiere diversi gruppi nazionalisti e razzisti.
    Le responsabilità riguardanti la “non corretta” attuazione della riforma sulla monetizzazione verranno scaricate, come già adesso si è riusciti a fare attribuendole ai funzionari federali e regionali. Per quanto riguarda l’imprenditoria e le classi dirigenti regionali, nei prossimi anni di fatto assisteremo al gioco della corsa a chi arriva primo: o il governo ad allontanare i dissenzienti dalle leve del potere e dal controllo dei flussi finanziari, o questi ultimi a coalizzarsi e ad ottenere il successo alle elezioni.

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