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Numero 2(94)
“Gelida amicizia”
Incontro a Bratislava tra Putin e Bush, “frecciatine” e allusioni.
Le relazioni Russia-USA si avviano verso la crisi?


    Tra le conquiste in politica estera ottenute da Vladimir Putin occupano un posto particolare le relazioni amichevoli instaurate con il presidente degli Stati Uniti George Bush già nel 2000. E dopo che, nel 2001 Putin, per primo fra tutti i capi di Governo ha espresso ufficialmente agli Stati Uniti il proprio rammarico per l’attentato dell’11 settembre, Russia e USA sono stati sul punto di trasformarsi in alleati.
    Per un pò sono cessate le critiche sull’operato dell’esercito russo in Cecenia, e i regolari incontri tra i due presidenti dimostravano come nelle relazioni tra i due Paesi tutto fosse “o.k.”.
    Tuttavia, dopo l’inizio del caso “YUKOS” l’amicizia ha cominciato a incrinarsi. E le crepe sono diventate più evidenti dopo le “riforme di settembre” di Vladimir Putin (riforme accompagnate da una dura retorica antioccidentale). Sono diventate addirittura voragine durante le elezioni in Ucraina, dove la Russia e gli Stati Uniti hanno appoggiato candidati diversi.
    A febbraio la rottura è risultata a tutti definitivamente chiara. Un gruppo di senatori ha presentato un documento nel quale si richiede che la Russia venga temporaneamente sospesa dal G8 fino a quando Mosca non dimostri il proprio attaccamento ai principi della democrazia.
    Presso il Comitato per gli affari internazionali del Senato degli Stati Uniti si sono tenute udienze “sull’allontanamento dalla democrazia in Russia”, aventi come tema principale il destino della YUKOS. Tra l’altro hanno preoccupato i senatori le previsioni dei top manager della compagnia presenti alle udienze sulle conseguenze che la questione avrà sulla “sicurezza energetica ed economica” degli Stati Uniti. A udienze concluse sono iniziati i discorsi sull’aumento del sussidio statunitense alle ONG per il “sostegno delle istituzioni democratiche e della sovranità della legge in Russia”. Considerando il sospetto da parte dell’elite di governo russa che proprio attraverso questi canali siano stati addestrati i capi delle “rivoluzioni” in Ucraina e Georgia, non è difficile prevedere una reazione negativa da parte della Russia a questa novità.
    Oltre a ciò, Vladimir Putin, a titolo dimostrativo si è incontrato con il segretario del Consiglio Superiore di Sicurezza nazionale dell’Iran, Khasan Roukhani, e ha lasciato intendere che il combustibile nucleare verrà lo stesso consegnato alla stazione di rifornimento di Busher costruita dai tecnici e specialisti russi. Gli accordi prevedevano invece la restituzione alla Russia di tutto il combustibile. Ma l’opinione espressa da Putin durante l’incontro sul fatto che l’Iran non sia intenzionato a fabbricare armi nucleari contrasta nettamente con quella di eminenti politici americani, che riterrebbero l’Iran impegnato nella costruzione della propria bomba nucleare.
    Si assiste quindi a un raffreddamento nei rapporti tra Russia e America. E non a caso qualcuno ha paragonato l’incontro a Bratislava a quelli tra capi di governo sovietici e americani. L’ordine del giorno faceva effettivamente pensare ai tempi della “guerra fredda”. A parte ciò, non molto tempo prima, Bush aveva rilasciato una dichiarazione abbastanza dura sulla necessità da parte della Russia di “rivedere il proprio rapporto con la democrazia e con la sovranità della legge”. “Gli Stati Uniti, come anche tutti i Paesi democratici devono prendere in considerazione le riforme democratiche come tema fondamentale del dialogo con la Russia”, - aveva sottolineato Bush. Praticamente quasi tutti gli esperti hanno interpretato tale dichiarazione come un messaggio a Putin. Tra l’altro, Bush ha promesso di appoggiare l’ingresso della Russia nel WTO, “poiché gli standard dell’organizzazione consentiranno maggiore libertà e lo sviluppo del progresso”. Traducendo, Bush chiedeva velatamente al leader russo di tenere “lontano dagli occhi” dell’opinione pubblica occidentale alcune azioni particolarmente irritanti.
    Da parte loro, in “asimmetrica risposta” – modus operandi da loro preferito - i funzionari di governo russi, Putin compreso, hanno cominciato a ribadire al mondo quanto ingente sia il volume di testate nucleari ancora presenti in Russia, e come esse siano capaci di superare qualsiasi difesa antimissilistica, oltre che a ricordare che verrà presto data in dotazione all’esercito russo una nuova generazione di missili balistici intercontinentali.
    I risultati dell’incontro del 24 febbraio tra i due presidenti fanno pensare ai tempi della perestrojka. Putin ha descritto l’incontro come un “dialogo tra partner interessati” che si è svolto “in un’atmosfera amichevole e confidenziale”. Sono stati confermati gli accordi sull’aumento degli sforzi per la lotta al terrorismo e alla fornitura illegale di complessi missilistici contraerei. Sono state anche firmate dichiarazioni congiunte sulla cooperazione nell’ambito delle questioni energetiche e sul completamento delle trattative per l’ingresso della Federazione Russa nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) possibilmente nel 2005.
    Per rassicurare il proprio interlocutore Putin ha dichiarato che la Russia non ha intenzione di abbandonare la costruzione di una società democratica, mostrando con ciò intenzioni lodevoli. Tuttavia poi ha di seguito precisato che le istituzioni e i principi della democrazia devono “essere adeguati all’attuale sviluppo della società russa”, tirando di nuovo fuori in sostanza quel concetto di “russa atipicità del cammino verso la democrazia” tanto propagandato dai più alti funzionari e politici di governo. Probabilmente il discorso di Putin ha tranquillizzato Bush a tal punto da farlo non solo rinunciare a intavolare la questione della limitazione dei diritti e della libertà in Russia, ma anche da incoraggiarlo a pronunciare un discorso di elogio a Putin e ai successi della democrazia in questo Paese, che – tra l’altro ha sottolineato - ritiene solido e importantissimo partner.
    Dalla tribuna di Bratislava il leader russo ha criticato ancora l’Occidente per la “non piena comprensione” di quanto avviene in Russia. “Le decisioni che si prendono vengono approvate o disapprovate. Ma una parte di coloro che disapprovano è più facoltosa di coloro che approvano, e ha la possibilità di esprimere la propria opinione attraverso i mass-media”, ha sottolineato Putin, rispolverando la vecchia leggenda della venalità della stampa occidentale, che scrive solo “su commissione”.
    Ma in Russia uno dei documenti firmati a Bratislava ha già fatto scoppiare uno scandalo. È l’accordo sulla creazione di un’unità di sicurezza bilaterale per la sfera del nucleare. Di fatto, in base al documento, i militari americani che forniscono mezzi per la tutela dei depositi di armi nucleari ottengono il controllo di essi. Tanta parte della popolazione russa ancora considera gli armamenti nucleari simbolo di potenza militare e unica difesa del Paese da eventuali aggressioni nemiche. Proprio per questo motivo alla nuova iniziativa non è stata fatta molta pubblicità. E al Ministro degli Esteri Sergej Lavrov è toccato persino rassicurare Dimitrij Rogozin, il capo della rappresentanza del partito nazionalista “Rodina” alla Duma sul fatto che che non capiterà nessun ispettore americano negli impianti nucleari russi. Per ora quindi si cerca di gestire l’opinione pubblica. Il direttore dei Servizi di Sicurezza Nikolaj Patrushev e il Capo di Stato Maggiore del Ministero della Difesa Jurij Baluevskij hanno parlato della minaccia di un possibile impiego delle armi nucleari da parte delle schiere del terrorismo, e hanno invitato alla creazione di un fronte antiterroristico. Evidentemente le prossime dichiarazioni giustificheranno la necessità di consentire l’accesso a osservatori americani. A parte ciò, il Dipartimento di Stato degli USA non ha perso tempo, e mentre ancora si discuteva sui risultati dell’incontro di Bratislava, ha sottoposto la Russia a critiche sulla violazione della democrazia, facendo delle autorità russe uno dei principali protagonisti del rapporto annuale sulla situazione inerente i diritti dell’uomo nel mondo.
    Nel rapporto si definiscono “politiche” le motivazioni del processo all’ex-proprietario della YUKOS Mikhail Khodorkovskij, e gli autori, in merito alle “riforme di settembre” di Putin, hanno commentato che “tutto ciò solleva la questione dell’obbligo da parte dei leader di Governo di rendere conto del proprio operato al popolo”.

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