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Numero 12(57)
Governanti e consiglieri:
il destino dell’intellettuale nella vita politica


    Cos’è “Florentinskaja Obsheva” Società Fiorentina di Mosca, perché Firenze, qual è l’obiettivo delle discussioni che si tengono al segno di quest’indiscutibile simbolo della civiltà italiana ed europea, e in questo, quale posto occupa il Macchiavelli?
    A tali domande volevano dare risposta i partecipanti del nuovo, ormai quarto, incontro di quest’enigmatica organizzazione, tenutosi sotto l’egida del Nikitskij, Club d’imprenditori studiosi e del Consiglio Scientifico di Politologia dell’Accademia delle Scienze di Russia. (Un resoconto dell’incontro precedente, dedicato ai libri di A.Kara-Mursa sui russi in Italia, è stato pubblicato nel numero 10/55 del giornale).
    Uno dei fondatori, A Zakharov, ha indicato come scopo la produzione di “riflessioni contemplative sulle fortune della Russia nel mondo”; d’altra parte si può supporre che questo sia più ambizioso e comprenda il desiderio di essere ascoltati, fra altri, dalle persone che “stanno determinando l’indirizzo dello stato”.
    Sotto quest’aspetto il tema dell’incontro del 24 giugno è indicativo. Il noto pubblicista e politico Fedor Burlatskij ha definito il tema dei rapporti tra il governante e il suo consigliere come il problema della sorte del consigliere nella politica. La politica è sempre “res publica”, tanto più oggi che da noi fiorisce la democrazia; il tema legato all’elaborazione delle decisioni politiche è vicino a tutti anche se non è attività adatta per le masse. Ad ogni modo il nostro è tempo di consiglieri e d’autori di consigli.
    Qui possiamo soltanto elencare le svolte principali prese dalla discussione sotto la spinta degli partecipanti: sono le questioni del rapporto fra politica come scienza e politica come arte; del dialogo delle civiltà orientale e occidentale e della parte della Russia in questo processo; del ruolo di consiglieri nel contesto storico dello sviluppo dello stato russo. Tenendo presente che i materiali dell’incontro probabilmente verranno pubblicati, forse anche in italiano, come ha proposto intervenendo A.Temil, i giudizi espressi durante la discussione potranno essere uditi dalla societa’ e non andare perduti – per lo meno a forza dello stesso elenco degli interlocutori, fra cui politologi (F.Burlatskij, A.Galkin, Ju.Krassin), imprenditori (A.Zakharov, A.Temil), persone partecipi alla politica corrente su livello di Mosca e federale (K.Norkin, K.Lubencenko, A.Krutov), rappresentanti del mondo della ricerca e organizzazioni pubbliche (A.Shuvalov, M.Andreev, E.Silin).
    Siccome in questa breve annotazione non e’ possibile riprodurre il contenuto della discussione durata quattro ore, cercheremo di esporre le conclusioni principali che riguardano le sopraddette questioni. Si possono suddividere partendo dal comodo, anche se poco originale, principio: distinguendo quelle ottimiste e quelle pessimiste.
    Dell’ultimo gruppo fa parte la constatazione che il destino dei consiglieri politici non sia da invidiare, soprattutto di quelli con “ideali”, d’intellettuali e non puramente “tecnici”, non pragmatici, ma persone che si attenevano a certi princípi. Qui s’intravede una certa regolarità. L’ignoranza, stranamente, non risulta essere un ostacolo serio per un governante che spesso fa uso di consiglieri come di fogli dell’insalata (K.Norkin): come contorno comune, ma di poco appetito. La società, d’altronde, ne subisce il danno. Nella vita degli stati, tra cui dello stato russo, si verificherebbe “la legge della degradazione” (ne ha parlato all’epoca il Machiavelli) – e nessuno fra i grandi e medi capi del nostro paese saprebbe affrontarla e “cambiare la situazione”. Oggi, secondo F.Burlatskij, abbiamo soltanto alcuni politici funzionanti, i quali “sono in grado di pensare ad un livello corrispondente ai problemi affrontati dalla Russia”.
    Cosa c’ è di positivo? In primo luogo l’impostazione stessa del problema fatta da Burlanskij che ha proposto ai politici moderni il compito di appropriarsi le lezioni della scuola intellettuale e morale creata, durante i secoli, da grandi pensatori e filosofi. Qui giace la risposta della domanda sul posto della Russia: sulla via maestra e non sul ciglio della strada della civiltà mondiale. (L’immagine della strada e del margine e’ stata utilizzata da diversi interlocutori – infatti, come ha notato il presidente della società P.Barenboym, siamo lontani dal sapere esattamente dov’e’ la strada e dov’e’ il margine, soprattutto in Russia). E’ più che naturale che nell’ambito della società Fiorentina si sia parlato unanimamente dei legami molto stretti del nostro paese con la tradizione culturale europea, della necessità urgente di andare avanti nella stessa direzione. Nello stesso tempo molti, curiosamente, proponevano di condurre un’analisi su vari livelli e il confronto comparativo di sistemi politologici e filosofici dell’Europa Occidentale e dell’Oriente, tra cui quelli di Machiavelli e di Confucio (P.Barenboym, A.Krutov, A.Shuvalov, A.Zakharov).
    La Russia, senza dubbio, può dare un contributo originale nello sviluppo di questa tradizione, ed anche, come ha detto A.Temil, “qui, in Russia deve essere creato il modello nuovo nella politica”. Ma cosa bisogna fare per realizzare queste parole, e dov’e’ la garanzia che i pensieri, espressi, per esempio, all’incontro della società Fiorentina non andranno perduti, non rimarranno chiacchiere?
    Secondo me, ormai, lo stile di quest’associazione e i primi risultati della sua attività permettono di sperare nella buona prosecuzione e nell’accoglienza favorevole del pubblico. Non e’ un caso che le riflessioni sulla politica, sui suoi princípi, sulla sua filosofia e sulle sue necessità quotidiane siano collegate alla visione del saggio Machiavelli, di Firenze, uno dei fari della cultura mondiale, simbolo nazionale e internazionale dell’Italia. A proposito, e’ costante per Russia l’interesse all’Italia, al Rinascimento come uno dei momenti chiave nella storia della civiltà. Non si spense nel nostro paese nei tempi più difficili, durante dopo la rivoluzione d’Ottobre e la Guerra Civile (v.la raccolta “Russia e Italia.Ed.4. Incontro delle culture”. Mosca, 2000).
    Auguriamo buona fortuna e abbondanti frutti a questa interessante e sostanzialmente nobile iniziativa.

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