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Numero 17(62)
E’ ancora presto dire addio alle riforme?

    Benché molti analisti facciano notare una notevole riduzione del ritmo delle riforme, il governo per ora non lo vuole ammettere.
    La sessione primaverile della Duma, cioè la prima metà dell’anno prossimo, diventerà l’ultima occasione per dimostrare che la brama di riforma non si è ancora estinta.
    Il fatto che in questo 2002 si sia rimasti a quel grafico di riforme che era stato delineato un anno fa può essere ritenuto un gran fiasco. Si tratta anzitutto della riforma dei servizi comunali. Era stato annunciato, infatti, che la nuova organizzazione di questo settore fosse uno degli obiettivi prioritari del governo; era stato addirittura preparato e approvato un programma di ristrutturazione del settore per i prossimi 10 anni, programma che includeva la preparazione di una legge sulle concessioni, cioè di un meccanismo che consentisse di dare in affitto, a lunga scadenza, gli impianti relativi ai servizi comunali. L’approvazione della legge era prevista per l’anno corrente. Il progetto legge, però, è tuttora sotto esame da parte di alcuni ministeri che cercano consensi tra loro e, nella migliore delle ipotesi, sarà presentato all’esecutivo (non anciora alla Duma) nel dicembre di quest’anno.
    I relativi problemi sono evidenti: l’esperienza internazionale dimostra che le concessioni, come una specie particolare di privatizzazione, permettono di ridurre il costo dei servizi comunali del 20%-30%, visto che i proprietari privati trovano abbastanza presto la possibilità di razionalizzare il funzionamento di suddetti servizi. La mancanza di un meccanismo legittimato di concessioni farà sì che nella maggior parte delle regioni russe il costo dei servizi comunali sarà regolamentato dallo Stato e continuerà ad aumentare, dato che l’idea fondamentale della politica statale in questo settore era quella di ridurre le sovvenzioni pubbliche facendo crescere le tariffe per gli utenti finali.
    Un altro aspetto importante delle riforme era l’approvazione della legge sulla standardizzazione, che aveva due obiettivi, il primo dei quali era quello di ridurre il numero di standard, che ora ammontano a qualche migliaio: secondo gli esperti del Ministero per lo sviluppo economico e il commercio, circa il 90% di tutti gli standard poteva essere abolito tranquillamente senza danneggiare in alcun modo i consumatori. Il secondo obiettivo era quello di ridistribuire le competenze relative all’introduzione dei nuovi standard a favore del centro federale. Come è stato rilevato ormai più volte in diversi saggi sulla corruzione in Russia, proprio gli organi di potere a livello regionale, responsabili delle regolamentazioni, rappresentano le fonti principali di corruzione, accumulando essi stessi circa il 65% di tutte le tangenti la cui entità complessiva, secondo gli esperti, ammonta a 34 miliardi di dollari, equivalenti all’11% del PIL della Russia. Si sa che proprio l’alta corruzione nelle regioni ostacola maggiormente l’aumento degli investimenti stranieri diretti, l’entità dei quali, secondo le ultime informazioni, nel 2002 è addirittura un po’ inferiore rispetto al 2001. La nuova legge sugli standard potrebbe cambiare questa situazione, se il governo riuscisse ad approvare la legge in breve tempo. Ma, similmente alla legge sui servizi comunali, il documento per ora gira nei corridoi del potere statale.
    Si stanno delineando, infine, problemi evidenti nella riforma bancaria. La legge sull’assicurazione dei depositi, preparata nel corso degli ultimi sei mesi o forse di più, può tornare nel circolo vizioso degli accordi e dei perfezionamenti. Va ricordato che la legge doveva essere finita entro l’aprile del 2002, ma dopo il cambio della dirigenza della Banca Centrale la sua preparazione, di fatto, ricominciò da capo. Infine, il progetto doveva essere discusso il 24 ottobre, ma in seguito alla presa degli ostaggi a Mosca, la discussione fu rimandata. Ai primi di novembre, però, è stato reso noto che la discussione è fissata per il 14 novembre, ma il testo del progetto legge nelle ultime settimane ha subìto notevoli modifiche.
    In particolare, è diventato molto sfavorevole alla Sberbank, che dovrà partecipare al pool assicurativo alla pari con le altre banche, e potrà inoltre godere delle garanzie dello Stato per altri due e non quattro anni, come si prevedeva prima. Anche se così com’è adesso il progetto legge è stato approvato sia dalla Banca Centrale, sia dal Ministero di Gherman Gref, per ora non si può prevedere come esso sarà accolto dalla Duma, in cui, come si sa, è ancora assai rilevante il numero di sostenitori di Viktor Gherascenko. Il governo non è incline a drammatizzare la situazione relativa alle iniziative legislative e sostiene che la Duma avrà la possibilità di approvare tutti i progetti legge durante la sessione primaverile, cioè nel primo semestre del 2003. Ci sono, tuttavia, due fattori che possono ostacolare la realizzazione di queste previsioni ottimistiche. Il primo è motivato da atteggiamenti politici e, in particolare, dalla riluttanza da parte del governo e della Duma a trattare le leggi politicamente svantaggiose alla vigilia delle elezioni. Qualsiasi menzione della riforma dei servizi comunali provoca reazioni allergiche degli elettori semplici, mentre coloro che si intendono minimamente dei meccanismi della concessione sono pochissimi.
    Quindi, quello di esaminare i problemi dei servizi comunali alla Duma alla vigilia delle elezioni non sarebbe un passo ragionevole.
    La stessa cosa va detta sulla riforma delle banche. L’abolizione delle garanzie bancarie per i depositi, se anche avvantaggiasse tanto le banche private, sarebbe presa senza alcun entusiasmo dai risparmiatori della Sberbank, cosicché non si potrebbero ottenere dividendi politici neanche da questa riforma.
    Per quanto riguarda la legge sulla standardizzazione, questo progetto legge colpisce le autorità regionali, e considerato che molti deputati della Duma vengono eletti in base all’appoggio fornito dalle diverse regioni, l’approvazione della legge sulla standardizzazione contrasta in pieno i loro interessi.

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